Stavolta ottenne una risata. Tutti avevano visto il film
Shankar impartì un comando al computer. Le colonne di numeri sparirono e apparve un'immagine.
«Che cos'è?» Vanderbilt si chinò in avanti.
«Non lo riconosce?» Samantha sorrise ai presenti. «Nessuno di voi ha idea di cosa sia?»
«Sembra un grattacielo», disse Anawak.
«L'Empire State Building», propose Rubin.
«Sciocchezze», sbuffò Greywolf. «Come fa a vederci l'Empire State Building? Sembra un missile.»
«E come fanno a conoscere i missili?» chiese Alicia.
«Perché in mare ce ne sono tantissimi. Provvisti di testate nucleari, di armi chimiche…»
«Ma che cosa c'è tutt'intorno?» chiese Sue. «Nuvole?»
«Forse acqua», affermò Karen. «Forse è qualcosa degli abissi marini. Una formazione.»
«L'acqua? Forse», intervenne Samantha.
Johanson si grattò la barba. «Sembra quasi un monumento. Probabilmente un simbolo. Qualcosa di… religioso.»
«Umano, assolutamente umano.» Samantha sembrava divertirsi come una matta. «Perché non vi chiedete semplicemente se non è possibile osservare l'immagine in un altro modo?»
Continuarono a fissare l'immagine e improvvisamente Judith Li trasalì. «Potete girarla di novanta gradi?»
Le dita di Shankar scivolarono sulla tastiera e l'immagine si dispose orizzontalmente.
«Continuo a non capire che cosa sia», disse Vanderbilt. «Un pesce? Un grande animale?»
Judith Li scosse la testa e accennò un sorriso. «No, Jack. I motivi tutt'intorno sono le onde. Onde marine. Un'istantanea vista da sotto. Dal fondo verso la superficie.»
«Come? E quella cosa nera?»
«Semplice. Siamo noi. La nostra nave.»
Forse non avrebbero dovuto essere così euforici.
Durante le ultime sedici ore, l'aspiratore aveva lavorato ininterrottamente, portando alla luce tonnellate di corpicini rosa che evidentemente non avevano gradito il cambiamento. La maggior parte era morta subito, gli altri si erano contorti a lungo, finendo con le proboscidi estroflesse e le mandibole aperte. All'inizio, Frost era corso fuori a vedere i policheti che uscivano dal tubo insieme con l'acqua marina, formando un'imponente fontana, e poi finivano in una grande rete. Attraverso alcuni scivoli, i vermi erano stati scaricati in un cargo, posto a fianco dell'
«Solo un verme morto è un verme buono», aveva tuonato. «Ascoltate le mie parole! Yeah!»
Avevano applaudito tutti, anche Bohrmann.
Dopo un po', i vortici di fango si erano posati, consentendo a loro di osservare la pietra lavica. Da lì, salivano isolati fili di piccole bolle. Le telecamere dell'isola luminosa avevano zoomato e Bohrmann era riuscito a vedere cos'era successo. «Colonie di batteri», aveva detto.
Frost lo aveva guardato. «E questo che significa?»
«Difficile da dire.» Bohrmann si era strofinato le nocche sul mento. «Finché popolano solo la superficie, non c'è pericolo. Però non so quanta sostanza sia già penetrata nei sedimenti. Quelle linee grigio sporco, là in mezzo, sono gli idrati.»
«Quindi ci sono ancora.»
«Quelli che vediamo. Però non sappiamo quanti ce n'erano prima e quanti ne sono stati distrutti. La fuoriuscita di bolle si mantiene in una dimensione tollerabile. Con una certa cautela, potrei dire che non è stato un insuccesso.»
«Per me vale un sì», aveva esclamato Frost, soddisfatto. Poi si era alzato. «Vado a prendere del caffè per tutti.»
Erano rimasti per ore a fissare l'aspiratore in azione e, a un certo punto, gli occhi avevano cominciato a bruciare. Infine van Maarten aveva cacciato Frost a letto. Erano tre notti che Frost e Bohrmann praticamente non dormivano. Frost stava ancora protestando quando i suoi occhi avevano cominciato a chiudersi. Poi, con le ultime energie, era riuscito a raggiungere, barcollando, la cabina.
Bohrmann era rimasto con van Maarten. Erano le undici.
«Lei è il prossimo che deve andare a dormire», aveva detto l'olandese.
«Non posso.» Bohrmann si era passato la mano sugli occhi. «Nessuno conosce gli idrati come me.»
«E invece no, noi li conosciamo.»
«Non ci vorrà ancora molto», aveva commentato Bohrmann.
In effetti, il team dei piloti era già stato cambiato tre volte. Ma, nel giro di poche ore, Erwin Suess sarebbe arrivato in elicottero da Kiel, e lui doveva tenere duro fino al suo arrivo.