Читаем La casa che usside полностью

«Quel dannato temporale passerà a sud di casa nostra» disse Charlie deluso. «Almeno sulla costa dell’Oregon farà fresco.»

Per un istante Constance ebbe la netta sensazione che il marito avesse accettato quel caso assurdo semplicemente per sfuggire all’ondata di caldo. Stava per dire qualcosa e protestare, ma rinunciò. Se quella gente era preoccupata quanto lo sarebbe stata lei nella loro situazione, probabilmente Charlie avrebbe fatto di tutto per tornare a casa molto velocemente.

«Charlie, ora che hai parlato con Milton e hai letto il materiale che ci ha fornito, pensi ancora che sia stato il computer?»

«Vedi, quando una persona vuole uccidere qualcuno di solito si serve di un’arma che gli è familiare: una pistola, una mazza, un mattone, del veleno o qualsiasi altra cosa, oppure afferra quello che ha a portata di mano, per esempio una padella, un’arma eccellente. La cara vecchia padella nera viene sbattuta sulla testa della vittima e la testa si rompe, ma utilizzare una borsa di rete o affogare qualcuno in una vasca idromassaggio mi lascia perplesso. Come ho detto a Milton Sweetwater, daremo una rapida occhiata, cercheremo di mantenere il più a lungo possibile una mente aperta a ogni ipotesi e alla fine addosseremo la colpa al computer. Andiamo a dormire. Non arriverà nessun acquazzone stasera, e c’è più caldo di un’ora fa.»


Quella mattina il benzinaio della stazione di servizio che si trovava nell’Oregon, poche miglia a sud di Bandon, aveva detto a Beth che gli abitanti della costa durante l’estate si spostavano nell’entroterra per scaldarsi. Era una giornata grigia e freddina. La nebbia fitta che poco prima avvolgeva ogni cosa si era dileguata non appena Beth aveva raggiunto quella zona. Da lì a Smart House c’era meno di un’ora.

"Devo essere pazza" si disse rabbrividendo mentre guidava verso Smart House, assalita da un déjà vu, lo stomaco talmente chiuso da non riuscire a rilassarlo nonostante le numerose inspirazioni. "Completamente pazza."

La porta d’ingresso si aprì ancor prima di aver scaricato la valigia dall’auto e Jake le venne incontro a grandi passi. Si fermò a poca distanza da lei, questa volta però senza arrivare a toccarla, esaminò il suo volto attentamente poi annuì. «Perché non hai risposto a nessuna delle mie telefonate?»

«Non lo so. Mi sembrava inutile, credo.»

Beth si voltò sfuggendo al suo sguardo inquisitorio e aprì la portiera posteriore, ma Jake la scavalcò e tirò fuori la valigia. Entrarono in casa senza dire una parola, e nessuno dei due propose di prendere l’ascensore. Mentre salivano le scale dell’ingresso, la casa pareva misteriosamente silenziosa. Raggiunto il corridoio del primo piano, Beth si affacciò a guardare l’atrio deserto e bello come sempre. La cascata era in funzione, gli spruzzi riflettevano una delle luci a soffitto, l’acqua scintillava e si frangeva creando un infinito effetto caleidoscopico. Qualcuno doveva aver lasciato aperta una porta, pensò Beth distrattamente, l’odore del cloro era penetrato dappertutto.

Avrebbe preferito che ci fosse stato qualcun altro ad accoglierla o anche nessuno. Poteva benissimo portarla da sola la valigia. In effetti, Jake aveva chiamato parecchie volte e aveva lasciato molti messaggi nella segreteria telefonica, ma lei l’aveva sempre spenta. "A cosa sarebbe servito?" si ripeté. Arrivarono davanti alla porta.

«Il… il computer è acceso?» domandò Beth con una certa esitazione.

«No» le rispose bruscamente. «Quella dannata macchina è stata spenta una volta per tutte.» Jake aprì la porta. «C’è una catena di sicurezza all’interno, una semplice antiquata, meccanica catena. L’ho montata poco fa.»

«Dovrò aprire da sola le tende e regolare la temperatura dell’acqua della vasca da bagno…» Beth trasalì. Aveva udito il suono di una risata, la risata di Gary. Beth si aggrappò allo stipite della porta.

«Non te la prendere» le disse Jake che l’aveva afferrata saldamente per un braccio. «Si è esercitato a lungo.»

«Era ora che arrivassi!» gridò Bruce dall’ascensore in fondo al corridoio. «Tra cinque minuti in giardino ci sarà una riunione di famiglia.»

«Oh, mio Dio!» mormorò Beth fissando Bruce. In passato Bruce aveva sempre cercato di mettere in risalto le piccole differenze tra lui e Gary: lui indossava la giacca, Gary i maglioni, Bruce portava scarpe lustre, Gary le scarpe da ginnastica, i capelli di Bruce erano relativamente ordinati, quelli del fratello sempre spettinati, una zazzera di ricci che tagliava solo quando gli scendevano sugli occhi. Quel giorno Bruce indossava un maglione, calzoni sportivi e scarpe da ginnastica con le stringhe slacciate, mentre i capelli erano scompigliati e arruffati.

"Persino le parole" pensò Beth. "Bruce ricordava persino quello che Gary aveva pronunciato l’ultima volta."

«Come ho detto» ripeté rabbiosamente Jake «ha fatto molta pratica.» Posò la valigia in camera mentre Beth si fermò sulla soglia.

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