Ora Jake sembrava impacciato. Beth si spostò per lasciarlo passare ma lui non si mosse. «Beth, non raccogliere le sue provocazioni, d’accordo? Hai degli amici all’interno della società, lo sai. Milton, io. Bruce è stato sgradevole ma non ha nessun potere e se ne rende conto. Non può fare assolutamente niente, per cui non te la prendere.»
Beth annuì. «Grazie, Jake, apprezzo il tuo interessamento.»
«Ci vediamo dopo.» E si allontanò in fretta.
Beth chiuse la porta e dopo un istante mise la catena. Solo allora avanzò nella stanza, la stessa stanza rosa e gialla in cui aveva dormito l’ultima volta. Aprì le tende e guardò il mare. L’orizzonte era indefinito, si vedevano solo l’oceano e il cielo grigio che si confondevano l’uno nell’altro. "Nessuna via di fuga in quel mare" pensò. "Si potrebbe prendere il largo sino all’orizzonte ma poi il cielo ti rispedirebbe indietro." Voltò le spalle. Il computer, silenzioso e vacuo, se ne stava lì e la fissava. Beth stava tremando. Con movimenti rapidi andò in bagno, prese un asciugamano e coprì lo schermo. «Ecco qui» sussurrò alla macchina. Senza fretta disfece la valigia, si lavò faccia e mani e s’infilò una felpa senza sapere se il freddo che provava fosse dovuto a un raffreddore o a una disfunzione del suo organismo. Ma questo non era importante, stava gelando.
Giunta al piano terra, scorse Maddie e Bruce vicino al bar. L’aria era calda e umida in quell’ambiente. Doveva essere fiorito qualche nuovo fiore, si ritrovò a pensare, qualcosa che emanava un profumo penetrante e dolciastro. Gardenie forse? Abbracciò Maddie che aveva uno sguardo vitreo, tranquillo, e sapeva di gin tonic. Sul bancone del bar c’era una caffettiera con delle tazzine. Beth annuì leggermente a Bruce e si versò del caffè.
«Bene» esordì Bruce. «Ti illustro la situazione e il piano. La società è in un mare di guai. Dobbiamo trovare i soldi per pagare quarantacinque quote azionarie e sinceramente non possiamo farcela in alcun modo. Naturalmente gli altri opteranno per liquidare la società, recuperare una minima parte del capitale e chiudere la questione.»
«Bruce, smettila!» gridò Maddie. «Eravamo d’accordo che avremmo parlato d’affari solo se fossero stati tutti presenti.»
Bruce proseguì come se non avesse nemmeno sentito. «Milton dice che prima di prendere qualsiasi decisione dovremmo darci un nuovo assetto. Sai chi prenderà il comando se lo faremo? Jake. A quel punto Milton si allineerà sulle sue posizioni e voteranno per liquidare la compagnia. Abbiamo due possibilità, quindi. Possiamo consegnare alla polizia l’assassino, cancellare tutte le prove sul computer e far sì che le azioni della società prendano un’altra direzione. Questo darebbe modo a me e a mamma di dividere le quote e rinunciare al pagamento sin da ora, oppure, Beth, e questa è la seconda alternativa, puoi decidere di differire il pagamento a tempo indeterminato?» Bruce s’interruppe e la fissò con aria di sfida. «Milton ha detto che la soluzione del pagamento differito è accettabile.»
«Di cosa stai parlando?» gli domandò Beth.
«Un assassino non può trarre vantaggio economico dal proprio crimine» rispose quasi stizzito. «Sai che è così. L’ho verificato con Milton. Questo significa che io e mamma divideremo il patrimonio di Gary. I soldi rimangono all’interno della società e potremo cominciare subito a far visitare Smart House…»
Beth provava una strana sensazione di estraneità, come se fosse stata la spettatrice di una scena per lei indecifrabile e di cui le veniva negata ogni possibilità di comprensione. Alla fine si alzò.
«Siediti!» le urlò Bruce. «Ti sto dando la possibilità di scegliere, maledizione! Tu firmi la rinuncia temporanea al pagamento e chiudiamo qui la faccenda. Non dirò una parola di quello che so.»
Beth si accorse che si stava muovendo prima ancora di aver dato ai suoi muscoli quel comando. Avanzò come un automa verso la porta scorrevole che dava sul corridoio. Bruce stava ancora gridandole qualcosa, ma le sue urla sembravano provenire da un attore alle prese con le prove di una commedia per lei di nessun interesse.
«Farai quello che ti dico o saranno cazzi amari per te!» le gridò Bruce.
Beth lasciò l’atrio diretta verso l’ingresso. Come fu lì non si fermò, raggiunse la porta d’ingresso e uscì. Non si accorse dell’uomo e della donna che si stavano avvicinando finché quasi non vi sbatté contro.
«Salve» disse Charlie. «Sono Charlie Meiklejohn e questa è mia moglie, Constance Leidl. Lei chi è?»
«Siete gli investigatori?» domandò loro, e strizzò gli occhi più volte.