«Ehilà, qui è la
Tolland si mise a ridere. Aveva già nostalgia del suo equipaggio. Evidentemente avevano visto la conferenza stampa e gli faceva piacere che fossero scesi a terra. Li aveva lasciati all'improvviso dopo la telefonata del presidente e non aveva molto senso che rimanessero in mare senza nulla da fare. Anche se la segreteria telefonica diceva che erano sbarcati tutti, Tolland era più che sicuro che non avessero lasciato la nave incustodita, tanto più nella zona di forti correnti dove si trovava ancorata.
Tolland digitò il codice numerico per ascoltare eventuali messaggi registrati per lui. Sentì un
«Ciao, Mike. Accidenti che figurone! Se ascolti questo, probabilmente stai controllando la tua casella vocale da qualche sciccoso ricevimento alla Casa Bianca e ti chiedi dove diavolo siamo finiti. Scusa se abbiamo abbandonato la nave, compagno, ma questa notte non si poteva brindare solo con acqua. Non preoccuparti, è stata ancorata con ogni cura e abbiamo lasciato accesa la luce sotto il portico, anche se in realtà speriamo che venga catturata dai pirati, così lascerai che l'NBC ti compri una nuova barca. Scherzo, naturalmente. Non temere, Xavia ha acconsentito a rimanere a guardia del fortino. Preferisce restare sola che fare bisboccia con un gruppo di pescatori ubriachi. Incredibile, eh?»
Tolland scoppiò a ridere, sollevato nel sentire che qualcuno era rimasto a bordo. Xavia era una persona responsabile, certo non il tipo da festeggiamenti. Rispettata geologa marina, andava famosa per la caustica onestà con cui diceva ciò che pensava.
«Comunque, Mike, stasera è stato incredibile. Ti rende fiero di essere uno scienziato, no? Tutti non fanno che ripetere che è molto importante per la NASA, ma vaffanculo la NASA, dico io. Secondo me, è anche meglio per noi! Gli ascolti delle
Qualche bisbiglio sulla linea, e poi la voce riprese: «Ah, a proposito di Xavia, tanto perché non ti monti troppo la testa, vuole riprenderti per qualcosa. Te la passo».
Sul nastro, la voce tagliente di Xavia. «Mike, sono Xavia. Sei un dio, eccezionale. E visto che ti voglio tanto bene, ho acconsentito a fare da baby sitter a questo tuo relitto antidiluviano. Per la verità, mi fa piacere stare lontana per un po' da questi svitati che tu chiami scienziati. Comunque, oltre a fare da baby sitter alla nave, l'equipaggio mi ha chiesto che, nel mio ruolo di rompiballe di bordo, io faccia tutto quanto in mio potere per impedirti di trasformarti in un bastardo borioso, impresa che, dopo stasera, sarà molto difficile, ma comunque dovevo essere la prima a dirti che hai preso una cantonata nel documentario. Sì, mi hai sentito bene. Una rara scoreggia intellettuale di Michael Tolland. Non preoccuparti, soltanto due o tre persone al mondo l'avranno notato, i classici geologi marini maniacali, privi di senso dell'umorismo. Simili a me, insomma. Ma tu sai quello che si dice di noi geologi: sempre in cerca di
La linea si interruppe.
Michael Tolland si accigliò. "Un errore nel documentario?"
Nella toilette del G4, Rachel Sexton si guardò allo specchio. Era più pallida e stravolta di quanto immaginasse. Lo spavento di quella sera aveva lasciato il segno. Si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che smettesse di tremare, o prima di avvicinarsi di nuovo al mare. Tolse il berretto del
Guardando i suoi occhi, vi lesse una profonda stanchezza, che però velava appena una grande determinazione. Sapeva che quello era il dono di sua madre. "Nessuno può dirti cosa sei o non sei in grado di fare." Rachel si chiese se sua madre avesse visto che cos'era successo quella sera. "Qualcuno ha cercato di uccidermi, mamma. Qualcuno ha cercato di uccidere tutti noi…"