Sibilai e Renesmee si mosse. Batté un paio di volte le palpebre e si guardò attorno confusa. Annusò l’aria, poi allungò una mano verso il mio viso.
«Charlie torna domani», la rassicurai.
«Ottimo», commentò Emmett. Questa volta Rosalie si unì alla sua risata.
«Non è stata una gran bell’idea, Emmett», disse Edward sprezzante tendendo le braccia per prendere Renesmee. Nel vedermi esitare ammiccò, al che io, un po’ sconcertata, gliela cedetti.
«Cosa intendi dire?», chiese Emmett.
«Non ti pare un po’ azzardato sfidare il vampiro più forte di casa?».
Emmett buttò indietro la testa e sbuffò con tracotanza. «Ma
«Bella», mi sussurrò Edward, mentre Emmett aguzzava le orecchie, «ti ricordi, qualche mese fa, quel favore che ti ho chiesto di farmi non appena fossi diventata immortale?».
Un campanello lontano trillò nella mia mente. Mi sforzai di ricostruire certe fumose conversazioni da umana. Dopo qualche istante il ricordo mi mozzò il fiato ed esalai un «Oh!».
Alice esplose in una lunga risata squillante. Jacob fece capolino dall’angolo, masticando a bocca piena.
«Cosa?», gorgogliò Emmett.
«Dici sul serio?», chiesi a Edward.
«Fidati», rispose.
Respirai a fondo. «Emmett, ti andrebbe una piccola scommessa?».
Balzò in piedi. «Come no. Spara».
Esitai un istante. Era proprio
«O hai paura?», mi provocò.
Raddrizzai le spalle. «Tu. Io. A braccio di ferro. Sul tavolo della sala da pranzo. Adesso».
La bocca di Emmett si spalancò in un ghigno.
«Ehm, Bella», intervenne Alice. «Esme ci tiene parecchio a quel tavolo. È un pezzo antico».
Le labbra di Esme mimarono un «grazie» silenzioso.
«
Lo seguii fuori, verso il garage sul retro; sentii gli altri che ci venivano dietro. C’era un masso di granito in cima a un mucchio di pietre, vicino al fiume. Avevo capito che era a quello che pensava Emmett. Era un po’ arrotondato e aveva la superficie irregolare, ma sarebbe andato bene.
Emmett puntò il gomito sul masso e m’invitò a farmi sotto.
Nel vedere i suoi muscoli gonfiarsi fui invasa da una nuova ondata di nervosismo, ma restai impassibile. Edward mi aveva assicurato che per un certo periodo sarei stata più forte di chiunque altro. Ne sembrava convinto e io mi sentivo forte. Sì, ma,
Sforzandomi di mantenere un’aria disinvolta, appoggiai il gomito sulla pietra.
«Okay, Emmett. Se vinco, non farai più un solo commento sulla mia vita intima, e questo vale anche per Rose. Basta allusioni, basta doppi sensi, basta... tutto».
Socchiuse gli occhi. «Ci sto. Se perdi, invece, non ti darò tregua».
Nel sentirmi trattenere il respiro ghignò maligno. Non c’era traccia di bluff nei suoi occhi.
«Cos’è, sorellina, ci stai ripensando?», mi schernì. «Allora non sei veramente
Strinsi la mascella e gli afferrai la grossa mano. «Uno, due...».
«Tre», disse roco e cominciò a spingere.
Non accadde nulla.
Non che non percepissi la pressione che stava esercitando. La mia nuova mente sembrava piuttosto brava a far calcoli, per cui deducevo che se non avesse incontrato resistenza avrebbe sfondato la roccia senza problemi. La spinta crebbe e mi chiesi distrattamente se fosse paragonabile a quella di un autocarro carico di cemento lanciato in discesa a sessanta all’ora. A ottanta? A cento? Probabilmente di più.
Ma non bastava a spostarmi. La sua mano spingeva contro la mia con forza schiacciante, ma non mi procurava una sensazione sgradevole. Anzi, mi dava una sorta di strano piacere. Da quando mi ero risvegliata, ero stata attentissima a non rompere niente ed era quasi un sollievo poter usare i muscoli senza risparmio. Lasciar fluire la forza invece di trattenerla.
Emmett emise un grugnito; aggrottò la fronte e spinse con tutto il corpo contro la linea della mia mano inamovibile. Lo lasciai sudare — in senso figurato — per un momento mentre mi godevo appieno quella folle energia che mi fluiva nel braccio.
Dopo qualche secondo, però, cominciai ad annoiarmi. Flessi il braccio ed Emmett perse un paio di centimetri.
Risi. Emmett ringhiò roco fra i denti.
«Chiudi quella boccaccia», suggerii, dopodiché abbattei il suo braccio contro la pietra. Uno schianto assordante echeggiò fra gli alberi. Il masso tremò e un frammento, all’incirca un ottavo, si staccò da una faglia prima invisibile, precipitò fragorosamente a terra e colpì il piede di Emmett. Ridacchiai. Udivo il riso soffocato di Edward e Jacob.