«Impossibile», ribadii, perché, gonfiore o no, ciclo o non ciclo (e ciclo non ce n’era proprio, malgrado fossi sempre stata precisa come un orologio), era impossibile che fossi
Perciò, doveva esserci un’altra spiegazione. Qualcosa di sbagliato in me. Una strana malattia sudamericana con gli stessi sintomi di una gravidanza accelerata...
Poi ricordai un particolare, un mattino di ricerche su Internet che sembrava appartenere a una vita precedente. Seduta alla vecchia scrivania della mia stanza, in casa di Charlie, mentre la luce grigia filtrava appena dalla finestra, gli occhi fissi sul mio computer antiquato e ronzante, leggevo avida i dati di un sito chiamato
Uno dei poteri dell’Incubo era proprio quello di mettere incinta la sua sventurata preda.
Scossi la testa, sbalordita. Ma...
Pensai a Esme e soprattutto a Rosalie. Le vampire non potevano avere figli. Se fosse stato possibile, Rosalie avrebbe trovato la maniera. Il mito dell’Incubo non era che una favola.
A parte... be’, una differenza c’era. Ovviamente Rosalie non poteva concepire, imprigionata com’era nel suo ultimo istante di vita umana. Senza possibilità di cambiare. E il corpo di una donna
Il mio sì. Il mio stava cambiando. Toccai il gonfiore sul ventre, che fino al giorno prima non c’era.
E gli uomini, be’, loro restavano più o meno uguali dalla pubertà alla morte. Ricordai un particolare che avevo raccolto non so dove: Charlie Chaplin ebbe il suo ultimo figlio a più di settant’anni. I maschi non avevano una sola fase fertile nella vita, o cicli di fertilità.
D’altronde, come si poteva sapere se i vampiri maschi fossero in grado di fecondare, dal momento che per le loro compagne era impossibile concepire? Quale vampiro al mondo poteva avere il coraggio o il desiderio di sperimentare la teoria con un’umana? O averne la disposizione?
Me ne veniva in mente solo uno.
Una parte della mia mente si affannava dietro a dettagli, ricordi e speculazioni, mentre l’altra, quella che controllava il movimento dei muscoli, dal primo all’ultimo, era talmente stupefatta da non riuscire a gestire le operazioni più semplici. Mi scoprii incapace di aprir bocca, malgrado volessi chiedere a Edward, anzi
E poi, come nell’incubo realistico della notte prima, lo scenario cambiò di colpo. Ciò che vedevo nello specchio mi apparve totalmente diverso, senza esserlo concretamente.
A cambiare tutto fu un movimento impercettibile del gonfiore: un colpetto, da dentro il mio corpo.