MIRANDOLINA (
Scena quattordicesima
Il Cavaliere di dentro, e detta; poi Fabrizio.
Il Cavaliere batte per di dentro alla porta.
MIRANDOLINA: Battono a questa porta: chi sarà mai?
CAVALIERE: Mirandolina.
MIRANDOLINA: (L’amico è qui). (
CAVALIERE: Mirandolina, mi apri.
MIRANDOLINA: (
CAVALIERE: Mi apri.
MIRANDOLINA: Per favore, vada nella sua camera, e mi aspetti, che or ora son da lei.
CAVALIERE: Perché non vuole aprirmi?
MIRANDOLINA: Arrivano dei forestieri. Mi faccia questa grazia, vada, che or ora sono da lei.
CAVALIERE: Vado: se non viene, povera Lei. (
MIRANDOLINA: Se non viene, povera Lei! Povera me, se ci vado. La cosa va sempre peggio. Si deve fare qualcosa, se si può. È andato via? (Guarda al buco della chiave.) Sì, sì, è andato. Mi aspetta in camera, ma non ci vado. Ehi? Fabrizio (
FABRIZIO: Hai chiamato?
MIRANDOLINA: Vieni qui; voglio farti una confidenza.
FABRIZIO: Son qui.
MIRANDOLINA: Sai che il Cavaliere di Ripafratta si è scoperto innamorato di me.
FABRIZIO: Eh, me ne sono accorto.
MIRANDOLINA: Sì? Te ne sei accorto? Io in verità non me ne sono mai accorta.
FABRIZIO: Povera semplice! Non se n’è accorta! Non ha visto, quando stiravi con il ferro, le smorfie che ti faceva? La gelosia che aveva di me?
MIRANDOLINA: Io che faccio senza malizia, prendo le cose con indifferenza. Basta; ora mi ha detto certe parole, che in verità, Fabrizio, mi hanno fatto arrossire.
FABRIZIO: Vedi: questo è perché sei una giovane sola, senza padre, senza madre, senza nessuno. Con il marito non andrebbe così.
MIRANDOLINA: Orsù, capisco che dici bene; ho pensato di sposarmi.
FABRIZIO: Ricordati di tuo padre.
MIRANDOLINA: Sì, me ne ricordo.
Scena quindicesima
Il Cavaliere di dentro e detti.
Il Cavaliere batte alla porta dove era prima.
MIRANDOLINA: Picchiano. (
FABRIZIO: Chi è che picchia? (
CAVALIERE: Mi apri. (
MIRANDOLINA: Il Cavaliere. (
FABRIZIO: Che cosa vuole? (
MIRANDOLINA: Aspetta, io parto.
FABRIZIO: Di che hai paura?
MIRANDOLINA: Caro Fabrizio, non so, ho paura della mia onestà. (
FABRIZIO: Non dubita, io ti difenderò.
CAVALIERE: Mi apri, giuro al cielo. (
FABRIZIO: Che vuole, signore? Perché urla? In una locanda onorata non si fa così.
CAVALIERE: Apri questa porta. (
FABRIZIO: Cosp
Scena sedicesima
Il Marchese ed il Conte dalla porta di mezzo, e detti.
CONTE: Che c’è? (
MARCHESE: Che rumore è questo? (
FABRIZIO: Signori, vi prego: il signor Cavaliere di Ripafratta vuole sforzare quella porta. (
CAVALIERE: Aprimi, o la getto abbasso. (
MARCHESE: È diventato pazzo? Andiamo via. (
CONTE: Gli apri. (
FABRIZIO: Aprirò; ma La prego…
CONTE: Non avere paura. Siamo qui noi.
(Fabrizio apre, ed entra il Cavaliere.)
CAVALIERE: Giuro al cielo, dov’è?
FABRIZIO: Chi cerchi, signore?
CAVALIERE: Mirandolina dov’è?
FABRIZIO: Io non lo so.
CAVALIERE: Scellerata, la troverò. (
CONTE: Con chi l’ha? (Al Cavaliere.)
MARCHESE: Cavaliere, noi siamo amici.
CAVALIERE: (Oimè! Non vorrei per tutto l’oro del mondo che loro vedono questa mia debolezza). (
FABRIZIO: Che cosa vuole, signore, dalla padrona?
CAVALIERE: A te non devo raccontarlo. Quando comando, voglio esser servito. Pago i miei soldi per questo, e giuro al cielo, lei avrà che fare con me.